Obesità infantile: e se la causa fossero i genitori?

Il titolo dell’articolo è volutamente provocatorio. Mai un genitore potrebbe desiderare l’obesità, dunque una malattia, per il proprio figlio. Gli scienziati però, in uno studio pubblicato sulla rivista Childhood Obesity, hanno coniato il nuovo termine ‘oblivobesity‘ per indicare quei genitori che negano che i propri figli siano obesi. La New York University School of Medicine ha studiato circa 3mila bambini obesi in età prescolare dimostrando come la maggioranza dei genitori di questi bambini (tre quarti genitori dei maschi, 70% genitori delle femmine) li ritenga invece normo-peso.

 

L’atteggiamento dei genitori e la loro consapevolezza conta in relazione alla presenza della malattia per poter agire in tempo. “Negare” l’Obesità non è che un modo per renderla ancora più pericolosa: meglio aprire gli occhi, per tempo… il che non significa criticare i bambini o innestare il loro il complesso del peso e del proprio corpo! Significa solo prendere atto della necessità di un cambiamento. Con l’Obesità “non si scherza”, ormai dovrebbe essere chiaro: una riduzione della vita media di 10 anni, 57.000 decessi l’anno in Italia (l’allarme del Barometer Diabetes Forum) ed una stretta correlazione con il diabete ed altre malattie croniche basterebbe a mettere in allarme. Con i numeri raggiunti dall’obesità infantile è più che mai necessaria anche un’educazione alla nutrizione e all’esercizio fisico diversa sia in famiglia che a scuola e le campagne di tantissimi paesi si stanno muovendo in un’ottica di prevenzione.

Senza allarmismi e senza preoccupazioni inutili dunque, teniamo d’occhio il peso dei nostri bambini invitandoli non solo a fare movimento (abituarli da piccoli allo sport è un ‘dono’ eccezionale per il loro futuro) ma anche a mangiare in modo sano evitando il cibo ‘spazzatura’ con il quale la pubblicità li bombarda. L’Obesità si può prevenire… col buon senso e con gli ‘occhi aperti’ fin da piccoli. Buona estate dal CMSO!

 

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