Dimagrire: conta anche l”orario” del pasto?
Non esiste un “orario” specifico che favorisca il dimagrimento, ma uno studio su 420 persone obese ha dimostrato che chi mangia dopo le 15 dimagrisce meno e più lentamente. Dunque per dimagrire sembra sia importante non solo cosa e quanto si mangi, ma anche “a che ora”.
Lo studio dei ricercatori del Brigham and Women Hospital della Tufts University e dell’Università di Murcia, in Spagna, pubblicato sul Journal of Obesity e che spiegato come mangiare dopo le 15 influisca in maniera negativa sul metabolismo umano, in quanto viene intaccato il ciclo circadiano dell’organismo.
420 individui in sovrappeso (il 49,5% donne) sono stati divisi in due gruppi (i mangiatori cosiddetti “precoci”, che pranzavano in un qualunque momento prima delle 15, e quelli definiti “tardivi”, che mangiavano invece dopo le 15) e hanno seguito una dieta per 20 settimane: il risultato è stato una minor perdita di peso dei mangiatori tardivi rispetto a quelli precoci, con tempi di dimagrimento decisamente superiori. Oltre all’ora di assunzione dei pasti, è stato considerato anche il ruolo di ormoni come leptina e grelina e la durata del sonno, senza grandi differenze fra i due gruppi esaminati.
Sul concetto del necessario “stacco temporale” fra colazione e pranzo non superiore alle 3/4 ore – concordano molti esperti, tra cui il dottor Gianfranco Beltrami, docente della facoltà di Scienze Motorie al’Università di Parma, il quale spiega come« frazionando le calorie su cinque pasti, i tre principali e due spuntini, si evitano i picchi ipoglicemici e si ingrassa meno, tanto che alle persone che mi dicono di non poter mai pranzare prima delle 15 consiglio sempre di fare uno spuntino sostanzioso alle 10.30 e di mangiare meno a pranzo, così da distribuire le calorie in modo più uniforme. Del resto, già precedenti studi avevano rilevato come, a parità di introito energetico, ci fossero sostanziali differenze nel dimagrimento a seconda che si mangi nella prima o nella seconda parte della giornata, perché nel primo caso il metabolismo è più elevato e si brucia di più, mentre nel secondo è più rallentato e quindi si tende ad aumentare di peso, quindi questa ricerca non è che la conferma di quanto già si sa, sebbene forse meriterebbe un maggior approfondimento, magari aumentando il gruppo di controllo».
Il professor Andrea Ghiselli, ricercatore dell’INRAN (Istituto nazionale Ricerca Alimenti e Nutrizione) ritiene che l’orario del pranzo possa allora essere la “spia di qualche altra cosa”, intendendo i risultati di questo studio come una “base da cui partire per approfondire tutti gli altri meccanismi legati alla perdita di peso”.