La Scuola Medica Salernitana e il consumo di sale
Quanto sale si consumava nell’antichità? Sicuramente tanto, anzi troppo, se consideriamo che era anche uno dei metodi di conservazione dei cibi più utilizzati. I Saggi della Scuola Medica Salernitana in realtà ne consigliavano il consumo – e c’era da immaginarselo visti i tempi – ma, con la solita modernità, già mettevano in guardia dai “pericoli” del più noto dei condimenti.
Scopriamo insieme la LIV Regola del Regimen Sanitatis Salernitanum intitolata “De Sale”:
LIV REGOLA
DE SALE
“Fa che nella tua mensa il sal vi sia,
Poiché scaccia il veleno, ed assapora
Le insipide vivande; e i salsi cibi
Minoran però il seme, e il viso accendono,
Son cagion di scabie, e di prurito”
Nella LIV Regola i “Maestri” della Scuola Medica invitavano
palesemente a consumare il sale, anche a tavola (“Fa che nella tua mensa il sal vi sia”) attribuendovi le note proprietà antibatteriche ed esaltandolo come insaporitore (“Poiché scaccia il veleno, ed assapora le insipide vivande”); allo stesso tempo però mettevano in guardia dal consumo di cibi troppo salati (“i salsi cibi”) perché responsabili di infertilità, ipertensione (“Minoran però il seme, e il viso accendono”) e di varie infezioni della pelle (“son cagion di scabie, e di prurito”).
La stessa regola, in chiave moderna, vedrebbe eliminata la prima parte – il sale “a tavola” va infatti evitato, usiamolo solo durante la cottura – e alla fine potrebbe contenere il tanto amato motto “poco sale, ma iodato” che ci invita a consumare meno sale, ma possibilmente “iodato” così da favorire il corretto funzionamento della tiroide.