Svegliarsi all’alba: il segreto per diventare leader?

Un articolo del Guardian ha rilevato l’abitudine della sveglia di prima mattina in moltissimi “leader” e specificamente negli amministratori delegati di grandi multinazionali. Manager stellari tra cui: Bill Gates, Helena Morrissey (Newton Investment), Tim Armstrong (Aol), Jayne-Anne Gadhia (Virgin Money), gli italiani Vittorio Colao (Vodafone) e Brunello Cucinelli, ma anche leader politici come Barak Obama, sono accomunati dalla abitudine di svegliarsi tra le 5.30 e le 6 del mattino.

Più che interrogarci sulle prerogative dei CEO universalmente noti, ci chiediamo se questa abitudine sia davvero salutare anche per la collettività e se ci aiuti a diventare “leader di noi stessi”, più che di una multinazionale.

Lo abbiamo chiesto al Dott. Ferdinando Pellegrino, Psichiatra e Psicoterapeuta autore di “Essere o non essere leader” e consulente del CMSO.

D: Dott. Pellegrino, non vogliamo sviscerare le sue abitudini in questa sede, ma possiamo considerarla come un esempio di “allodola”, infatti Lei si sveglia prestissimo al mattino. Quanto e come influisce un’abitudine come questa sul rendimento nell’impegno giornaliero (non ci piace parlare di “produttività”)?

R: “Ognuno ha i suoi bioritmi; non esiste a mio avviso una regola generale, ognuno deve imparare a riconoscere i propri bisogni, i propri ritmi. In questo modo diventa più facile organizzare le varie attività della vita quotidiana. È tuttavia possibile modificare i propri ritmi con un allenamento costante, imparando a conoscere le proprie potenzialità e i punti di criticità. Ciò comporta la capacità di sapersi dosare, di sapersi misurare con lo stress che inevitabilmente si accumula, di saper recuperare, quando necessario, il proprio debito di sonno/stanchezza“.

D: Più che di leader di multinazionali, ci piace parlare di persone normali, che sono spesso “costrette” ad alzarsi anche prima delle 5 per motivi di lavoro e che non hanno l’apparato di sostegno dei CEO. Può la perdita di sonno determinare un aumento dello stress?

R: “Non vi è perdita di sonno se la pianificazione della giornata comprende dei momenti di recupero; esistono tuttavia delle problematiche legate ad alcuni valori, come la turnazione notturna, o turni notturni (ad esempio guardie giurate) continui, ripetuti. Lo stress aumenta quanto la capacità di adattamento dell’individuo non è ben tarata”.

D: Può un’abitudine ferrea come questa migliorare concretamente la vita e soprattutto la salute di un individuo?

R: “Se si hanno validi motivi per sostenere tutto ciò non vi è nessun problema, tutto diventa fisiologico, normale, e per certi aspetti “funzionale” alla propria vita; se si recupera tempo…. Lo si può spendere in tante attività…. Ma attenti sempre al debito di sonno… Quando si è stanchi … È il momento di recuperare”.

D: Si vocifera Einstein dormisse 11 ore a notte… Noi non siamo Einstein ma si può rendere bene lo stesso svegliandosi alle 7 e 30 del mattino?

R: “Si può rendere se si utilizza bene il tempo disponibile; non è tanto la durata, quanto la qualità sia del sonno che della veglia a fare la differenza”.

 

 

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