Diabete: il ruolo cardine dell’esercizio fisico confermato dall’ADA

A fine giugno si è svolto a Chicago il 73esimo congresso dell’American Diabetes Association (ADA), nel corso del quale sono emerse conferme importantissime riguardo al ruolo dell’esercizio fisico nel trattamento della patologia del diabete.

 

Più precisamente, lo studio effettuato sui topi e sugli uomini ha dimostrato come il movimento fisico praticato con costanza – addirittura – renda il grasso corporeo più attivo dal punto di vista “metabolico” e dunque in grado provocare

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una diminuzione della massa grassa e soprattutto una maggior sensibilità all’insulina. Il grasso da “bianco e cattivo” si trasformerebbe in “scuro e buono”, o quantomeno in grado di provocare effetti positivi in tutto il corpo.

Abbiamo sempre parlato di esercizio fisico in chiave preventiva rispetto al Diabete di tipo 2, oggi questo studio finanziato dall’autorevole ADA non può che inorgoglire il CMSO, che da tempo include l’esercizio fisico con il personal trainer dedicato proprio nel trattamento terapeutico del diabete.

 

Ne abbiamo parlato con il Direttore Sanitario del CMSO, il Dott. Marcello Orio.

 

– Dottore, il CMSO da tempo ha incluso l’esercizio fisico nella terapia del diabete. Queste conferme recentissime dell’ADA sono la prova di un metodo innovativo ma anche scientificamente valido, non trova? Ed il CMSO è stato pionieristico in tal senso.

Noi al CMSO abbiamo solo applicato ciò che la ricerca scientifica ha da tempo dimostrato. Infatti l’esercizio fisico è parte fondamentale della terapia del diabete che si fonda su tre basi che sono: una corretta alimentazione, i farmaci antidiabetici ed appunto l’esercizio fisico.

Questo principio è conosciuto da tempo immemore tanto che già Ippocrate affermava: “Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, avremmo trovato la strada della salute“.

 

– L’ADA si è espressa anche in favore della “fenotipizzazione” del paziente, per intenderci della cura e gestione del paziente a 360° tenendo conto anche dello stile di vita e non solo della cura farmacologica. È esattamente l’approccio del CMSO, giusto?

Quello esposto nella risposta precedente si può riassumere in una parola: Stile di Vita. E noi al CMSO crediamo talmente tanto in questo, che non solo per i pazienti che seguiamo al centro antidiabetico, ma anche per chi viene da noi per perdere peso o per tenere sotto controllo la pressione o la sindrome metabolica, proponiamo un percorso per imparare a tenere un più corretto stile di vita.

Nello specifico la “fenotipizzazione” a cui Lei fa cenno nient’altro è che il nostro motto che spieghiamo ai pazienti diabetici quando li iniziamo a seguire: “Non esiste la terapia del diabete, esiste la terapia per la persona affetta da Diabete” e precisiamo che la cura deve essere come un abito su misura e la bravura e la professionalità del nostro centro la si vede nel come far calzare a pennello l’”abito-terapia” ad ogni singolo paziente che ricordiamo è un individuo unico dal punto di vista genetico e diverso dagli altri per la storia, le abitudini, il vissuto, la familiarità e per l’entità del problema diabete

 

– D’altronde Lei ha studiato negli USA ed ha voluto fortemente trasportare il modello americano qui a Salerno…

Il mio impegno, la mia passione, il mio sogno è proprio quello di portare qui il modello organizzativo americano. Un sogno che sto realizzando giorno dopo giorno, con premura e costanza, perché alla luce della mia formazione scientifica a New York, sono fortemente convinto che il nostro territorio abbia tutte le risorse per non essere inferiore a nessuno! Anzi, può integrare alle ricchezze naturali – penso al privilegio che abbiamo, ad esempio, di poter alimentarci con i prodotti della dieta mediterranea – un sistema dove l’organizzazione, la professionalità e l’innovazione devono fondersi per primeggiare in questo campo.

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