Tiroide e Tumori

Tra i tanti temi trattati durante il XVII Corso di Aggiornamento Post-Specialistico in Endocrinologia svoltosi a Vietri sul Mare il 24 e 25 ottobre scorsi, è stato affrontato anche quello del cancro della tiroide. Un tema complesso e sfaccettato, difficilmente sintetizzabile. Partendo da alcune acquisizioni emerse durante la sessione dedicata alla tiroide, e nello specifico in merito al carcinoma della Tiroide, abbiamo chiesto qualche chiarimento al Prof. Francesco Orio , Professore di Endocrinologia dell’Università “Parthenope” di Napoli, organizzatore del Corso e consulente del CMSO.

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Professor Orio, rispetto al carcinoma della Tiroide è emerso come questo tipo di neoplasia, seppur frequentemente diagnosticata dagli endocrinologi, rientri solo nell’1% delle neoplasie umane. Un tumore piuttosto raro, che però registra un incremento tra le patologie tiroidee. Secondo Lei questo triste trend positivo dipende effettivamente da un’incidenza maggiore della malattia o dalla maggiore sensibilità dei mezzi diagnostici?

“Entrambe le ipotesi possono essere plausibili. Vi è effettivamente un incremento dell’incidenza della patologia nodulare maligna e ciò può essere attribuita alla migliore sensibilità diagnostica, grazie all’ecografia e soprattutto all’esame citologico mediante agoaspirato sottile che, quando è eco-guidato appunto, permette di porre una diagnosi quasi certa, tranne in casi limitati e particolari, di malignità o benignità del nodulo sospetto che viene esaminato”.

 

Il tumore della tiroide colpisce una determinata categoria di persone?

“No tutti possono esserne affetti. È naturale che essendo la patologia nodulare maggiormente prevalente nel sesso femminile vanno esclusi i noduli maligni soprattutto nelle donne”.

Rispetto a 15 anni fa, la tiroidectomia totale è un trattamento che ora si riserva a pazienti con tumori avanzati o con alto rischio di recidiva. Rispetto al microcarcinoma della tiroide, che è la situazione più comunemente riscontrata, oggi si preferisce un atteggiamento conservativo. In cosa consistono le nuove “terapie molecolari” che bersaglierebbero solo le cellule tumorali? Quali benefici e quali effetti collaterali comportano?

“La tiroidectomia oggi resta sicuramente il “gold standard” per l’eradicazione del cancro della tiroide, insieme alla successiva terapia radiometabolica con I131.

Esistono poi nuovi farmaci biologici (inibitori delle tirosino-chinasi) che in ambito sperimentale si stanno dimostrando efficaci nel bloccare la crescita tumorale, ottenendo risposte parziali nel 20-35 per cento dei casi e stabilizzazione di malattia in una percentuale variabile di casi (30-70%). Questi farmaci sono tollerati discretamente dai pazienti ed è eccellente la risposta agli schemi terapeutici proposti, anche perché somministrati per via orale. Sicuramente siamo ancora all’inizio per poter trarre delle conclusioni, ma sembrano davvero promettenti e dedicati ad alcuni specifici istotipi tumorali”.

 

– Professore, rileva personalmente un aumento dei carcinomi della Tiroide nella Sua quotidiana esperienza diagnostica?

“Sì, probabilmente per i motivi già descritti prima, si riscontra un numero superiore di neoplasie tiroidee, che se diagnosticate precocemente e correttamente possono arrivare ad una percentuale altissima di guarigione totale, tant’è che tra tutte le neoplasie, proprio quella della tiroide, è quella che fa meno paura ai medici addetti ai lavori e risulta la più aggredibile da

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un punto di vista terapeutico“.

– Cosa si può fare per prevenire questa neoplasia e quali speranze hanno coloro che ne sono affetti?

“Sicuramente l’ecografia della tiroide (http://www.cmso.it/p/ecografia_tiroide.htm) è lo strumento più semplice, sensibile, innocuo perché non invasivo, ripetibile e di costo relativamente basso, che può discriminare ed evidenziare la presenza di un nodulo della tiroide e in tal caso far decidere lo specialista per un’eventuale successiva indagine citologica con agoaspirato (http://www.cmso.it/p/esame_citologico.htm), sempre eco-guidata, allo scopo di analizzare le cellule stesse del nodulo e far porre una diagnosi citologica, dall’anatomo-patologo, di eventuale malignità del nodulo tiroideo”.

– L’inquinamento in Campania può essere una delle cause di questo aumento di incidenza del cancro della Tiroide?

“Non vi sono dati certi al riguardo perché mancano studi scientifici condotti in modo rigoroso e sistematico, pertanto conclusioni di questo tipo possono essere affrettate e sicuramente non dettate da dati dimostrati scientificamente. E’ chiaro che l’inquinamento in generale può danneggiare tutti gli apparati e sistemi del nostro organismo ma non esistono dati ad oggi sulla correlazione diretta, intesa come meccanismo di causa-effetto, tra l’inquinamento e l’incremento del cancro della tiroide nella nostra Regione. Un’ipotesi molto plausibile è l’incremento della radioattività, dimostrata dalla letteratura medica scientifica, che ha visto un incremento del cancro della tiroide, nelle aree appunto colpite da incremento dell’aria di sostanze radioattive”.

 

 

 

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